Dopo una pausa quasi decennale lontano dalla macchina da presa, Tom Ford si prepara a tornare con un progetto ambizioso: l’adattamento del romanzo Cry to Heaven di Anne Rice, con produzione prevista in Italia a partire da gennaio 2026.
Ford non è nuovo al cinema: ha diretto finora due lungometraggi, A Single Man (2009) e Nocturnal Animals (2016), entrambi ben accolti dalla critica. Ma questo nuovo film sembra segnare una fase nuova nella sua carriera, con obiettivi più estesi e una materia narrativa decisamente audace.
Di cosa parlerà “Cry to Heaven”
L’opera letteraria di Anne Rice è ambientata nell’Italia del Settecento e racconta la storia di due singolari figure: un nobile veneziano di nome Tonio che viene castrato dal fratello per preservare la sua voce da soprano, e Guido, un contadino calabrese che diventa il suo insegnante musicale. Insieme, attraversano l’Italia e l’opera, intrecciando ambizione artistica, identità e lotte personali in un’epoca tanto splendida quanto crudele.Il progetto di Ford, che firmerà sia la regia sia la sceneggiatura, appare come una svolta: non tanto un semplice adattamento storico quanto un film che promette visivamente e narrativamente, con temi di potere, identità, trasformazione corporea e arte.
Perché questo ritorno conta
Il salto dalla moda al cinema non è mai stato casuale per Ford: nella moda ha imparato che l’immagine, la costruzione di un universo visivo, la narrazione implicita in un brand sono tutte forme di storytelling. Ora, sembra voler concentrare quell’esperienza estetica in un medium più duraturo: il film. In un’intervista aveva dichiarato: «Voglio trascorrere i prossimi 20 anni della mia vita a fare film».Il fatto che il set sia previsto in Italia (gennaio 2026) segnala una volontà di radicarsi in un ambiente europeo, con le sue suggestioni storiche e visive, piuttosto che limitarsi a un approccio hollywoodiano standard. Questo può dare al film un tono più personale, artigianale, che Ford sembra prediligere.
Cosa possiamo aspettarci
Dal punto di vista narrativo, “Cry to Heaven” potrebbe risultare un’opera doppia: da un lato un racconto storico-musicale, dall’altro un dramma intimo di identità e potere. Vista l’ambientazione (la Venezia del Settecento, i castrati, l’opera) e il regista, possiamo attendere un film dal forte impatto visivo, curato nei dettagli di costume/scenografia e con un’attenzione al corpo e alla trasformazione che ha già contraddistinto Ford.
Se tutto andrà come previsto, “Cry to Heaven” potrebbe rappresentare per Tom Ford qualcosa di più di un semplice ritorno alla regia: potrebbe segnare l’avvio di una nuova fase creativa, nella quale il cinema diventa il medium principale del suo talento visivo e narrativo. L’Italia come set e tema storico-musicale come sfondo indicano un’ambizione rilevante e una volontà di uscire dai confini finora tracciati. I cinefili e gli appassionati di Ford faranno bene a segnarsi gennaio 2026.
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